L’ossessione sui migranti

E’ un giorno tranquillo in ufficio, nessuno dei nostri ospiti ha fatto disastri(per il momento.)

All’improvviso la mia responsabile dice che tra qualche giorno devo andare a Torino a prendere due ragazzi afghani arrivati con i corridoi umanitari e portarli a Milano dove rimarranno per qualche anno.

Compro i biglietti e parto.

Arrivo a Torino che dall’efficienza mi sembra una capitale Norvegese, recupero il ragazzo e a ragazza e andiamo a prendere il treno, verso Milano, per tutta la durata del viaggio la ragazza piangeva dalla commozione, parliamo un po’ e mi dice che quasi non ci crede di essere in una città dell’Europa così grande e moderna.

Finalmente siamo arrivati a Milano e i ragazzi si sono potuti riposare da lungo viaggio che li ha portati dall’Afghanistan all’altra parte del mondo.

Nel frattempo il Senato della Repubblica Italiana ha approvato un aberrante Decreto legge che impone alle ONG che operano in mare di
IGNORARE le richieste di aiuto provenienti da altre imbarcazioni in difficoltà, se a bordo della nave ci sono già dei naufraghi.


Non è accettabile ostacolare e punire chi cerca di salvare vite.
Pensiamo bene a cosa facciamo, l’indifferenza e complicità di queste morti. Non possiamo rimanere impassibili.

Sara Akoubi

Speranza

Ciao a tutti! Mi chiamo Veronica Anello, ho 25 anni e vivo a Palermo.

Da circa tre mesi sono una volontaria del servizio civile universale presso il centro Diaconale ‘‘La Noce’’, a Palermo. Nello specifico, presto servizio presso una “Casa di accoglienza ad indirizzo segreto per ospitalità di II livello”.  Si tratta di una struttura di ospitalità per donne italiane e straniere vittima di violenza e per i loro figli. I loro percorsi sono personalizzati e attraverso il sostegno dell’intera equipe, sono tesi a favorire nuovi progetti di vita e al raggiungimento dell’autonomia.

Il mio percorso all’interno del progetto “Gente che Spera” è iniziato tre mesi dopo rispetto ai miei colleghi volontari in quanto non sono rientrata nei sei posti messi a disposizione dal bando. Come indica il nome stesso del progetto, ho sperato tanto anch’io di farne parte e quando la mia OLP mi ha comunicato che, a causa di una rinuncia, si fosse liberato un posto, sono stata felicissima di accettare.

Non nego le difficoltà iniziali. Mi sentivo incapace rispetto alle mie colleghe che già avevano acquisito sicurezza rispetto alle mansioni da svolgere, rispetto all’ambiente e soprattutto avevano già instaurato un bel rapporto con le donne, i bambini e i ragazzi. Ho avuto modo di superare le mie insicurezze grazie alle grandi capacità umane e professionali di tutta l’equipe presente. Mi hanno affiancata con pazienza e attenzione evitando qualsiasi atteggiamento giudicante.   

Questi pochi mesi di esperienza come volontaria mi stanno aiutando molto a crescere. Nonostante la mia inclinazione ad essere una persona introversa e timida la realtà del Centro Diaconale “La Noce” mi sta dando la possibilità di conoscere ogni giorno nuove persone, tutte diverse tra loro e soprattutto la possibilità di mettere alla prova me stessa. Credo fortemente che tutte le esperienze che offre il Centro Diaconale “La Noce”, possano essere momento di riflessione e di scoperta. Sono sicura che nei mesi avvenire, avrò ancora modo di sperimentare nuovi momenti di crescita che mi aiuteranno ad essere una persona migliore.

Veronica Anello

SE questa e’l’Europa

A Milano c’è un tempo grigio (come al solito) sono le 13.00 e quindi possiamo finalmente andare in pausa pranzo.

Mentre mangiamo nell’aula di italiano che ci ostiniamo a usare come sala pranzo e dopo aver svaligiato l’unica gastronomia che c’è di fronte il comunity center di Milano, arriva una telefonata ad Annarita la nostra operatrice legale:”voglio mandare mio figlio in Italia col gommone, preferisco che rischi la vita per andare lì e avere una vita migliore che lasciarlo da solo nella povertà della Nigeria” e’ così agitata e urla così forte che riusciamo a sentirla anche io e Giulia. E’ preoccupata perchè ha sentito in televisione che il nuovo governo post-fascista non vuole più aiutare le persone che rischiano di morire in mare.

Alla fine Anna e’ riuscita a calmarla e siamo andate prenderci un caffè al bar.

Sara Akoubi

“CASA DELLE CULTURE” A SCICLI (RG) E LA CHIESA METODISTA LOCALE

            Sto svolgendo il servizio civile presso la FCEI a Roma, ma dato che ad agosto gli uffici dell’ente sono chiusi per la pausa estiva, la mia sede di servizio è stata trasferita per questo periodo alla “Casa delle culture”, centro di accoglienza della FCEI a Scicli, Ragusa.

            “Casa delle culture” è uno dei primi centri d’accoglienza della FCEI creati a seguito dell’aggravarsi dell’emergenza migranti. Esiste da quasi dieci anni ed è non solo un esempio di accoglienza diffusa, ma anche di affermazione dei diritti dei migranti, di integrazione reciproca e di cittadinanza attiva. Il centro è stato fondato nel 2014, come anche l’Osservatorio sulle Migrazioni di Lampedusa a seguito del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, con lo scopo di accogliere i migranti dell’hot-spot di Pozzallo, a pochi chilometri, al tempo in una situazione emergenziale, simile a quella di Lampedusa.

Dal sito Riforma.it

            Come mi hanno raccontato gli operatori, l’inizio non è stato affatto facile. Una parte della popolazione locale si è opposta con forza, arrivando a presentare una petizione contro l’apertura del centro con più di mille firme. Il problema, secondo queste persone, era che “Casa delle culture” sarebbe stata aperta vicino al centro di Scicli e questo avrebbe potuto causare disordini per via della presenza dei migranti e avere ripercussioni negative sul turismo. Doveva essere aperta invece in periferia, dove non avrebbe dato fastidio. Grazie al sostegno di molta gente del posto e al favore del sindaco stesso, “Casa delle culture” ha potuto essere aperta e proprio nei pressi del centro di Scicli. Ovviamente gli ospiti della struttura non hanno mai causato nessun problema e la popolazione è generalmente tollerante.

            Ad oggi “Casa delle culture” conta 9 appartamenti destinati all’accoglienza diffusa, la cui maggior parte in uno stabile vicino al centro cittadino, dove si trova anche la sede legale. Accoglie tra le 30 e le 40 persone alla volta e si avvale di una decina di operatori, un mediatore culturale e numerosi volontari. Le attività dei volontari possono variare a seconda delle esperienze e competenze dei volontari stessi. In generale consistono nell’assistenza degli operatori e del mediatore, ad esempio visitando e occupandosi degli alloggi della struttura e accompagnando gli ospiti in questura o altrove. Nel mio caso sto principalmente svolgendo lezioni di italiano, in quanto sono laureato in Lingue e Culture Straniere e ho esperienza in questo settore (presso la Diaconia Valdese).

Ragazzi ospiti del centro a lezione di italiano

            “Casa delle culture” non sarebbe potuta esistere se non fosse stato per il sostegno della comunità metodista di Scicli. I fondatori del centro sono tutti metodisti, come pure la maggior parte degli operatori, e sono vicini all’Opera Diaconale Metodista, che gestisce l’asilo locale, attivo da più di cinquant’anni. La chiesa metodista di Scicli, nonostante sia una comunità piccola, in quanto si trova nella provincia siciliana, è molto operosa. Non solo molti dei suoi membri sono o sono stati operatori di “Casa delle culture” e dell’Opera Diaconale Metodista, ma costituiscono il collante che unisce tutte le associazioni di cittadinanza attiva del paese, ospitandoli spessissimo per le loro riunioni nell’ampio salone principale della sede del centro.

            Purtroppo non è possibile svolgere il servizio civile presso “Casa delle culture” (infatti io mi ritengo molto fortunato per la possibilità di questa trasferta), ma si può svolgere un periodo di volontariato di durata variabile da un mese a un anno, risiedendo nell’alloggio messo a disposizione dal centro per i volontari e con un piccolo forfettario per il vitto. Il volontariato è aperto a giovani sia italiani che dall’estero e si può svolgere anche presso l’asilo metodista (per maggiori informazioni visitare il sito di MH).

Lorenzo Sgro, 27/08/2022

Chi ben comincia…

Siamo Naomi (23), Lorenzo (26) e Benedetta (25), abbiamo iniziato poco meno di un mese fa il Servizio Civile Universale con il progetto “Ci vorrebbe un amico”, presso la Federazione delle chiese evangeliche (FCEI) e la Diaconia Valdese.

Abbiamo deciso di intraprendere questo percorso in un momento particolare delle nostre vite, alla fine dei nostri percorsi di studio che ci hanno aperto gli occhi su una realtà nota, quella delle migrazioni e dell’accoglienza, ma non sempre conosciuta davvero. Per una strada o per un’altra tutti noi abbiamo avuto modo di vivere esperienze a contatto con questa realtà, scoprendo che è lì che potremmo trovare il nostro ‘posto nel mondo’. Grazie a questa spinta, abbiamo scelto di metterci a servizio di enti che si occupano proprio di accoglienza e inclusione, da una parte con Mediterranean Hope (MH), progetto per rifugiati e migranti della FCEI in Italia e dall’altra, con il Servizio Inclusione della Diaconia Valdese. Tra i vari progetti che stiamo imparando a conoscere, c’è quello dei Corridoi Umanitari, con l’obiettivo di far arrivare persone particolarmente vulnerabili per vie legali. Il progetto SAI che consente a famiglie richiedenti asilo di usufruire dei servizi del territorio, al fine di raggiungere una reale integrazione e autonomia. Infine, la gestione della comunicazione, per il progetto MH e per Nev.it, con l’obiettivo di documentare le migrazioni al di là delle solite rappresentazioni mediatiche e politiche spesso filtrate da chi, da fuori, racconta.

Corridoi Umanitari, Foto di Benedetta Fragomeni

Da subito ci siamo sentiti accolti e, soprattutto, responsabilizzati. Per il momento abbiamo avuto la possibilità di conoscere, anche se solo in minima parte, i beneficiari e le beneficiarie dei nostri progetti. Siamo stati coinvolti nelle attività fin da subito e l’inizio non è stato per niente graduale! Gli operatori e le operatrici ci hanno fatto conoscere moltissime persone all’interno dei nostri servizi, come le varie famiglie afghane e ucraine prese in carico dalla Diaconia Valdese. Ci hanno incluso nelle operazioni di accoglienza nell’arco di tutta la procedura. Il peso di quello per cui si lavora si fa sentire e rende ogni giornata ricca di emozioni. La possibilità di accogliere il corridoio umanitario dalla Libia pochi giorni dopo l’inizio del servizio, è stato vivere un forte impatto con la realtà, vivere in prima persona quello di cui senti solo raccontare e stare con i piedi per terra. È stato un perfetto modo per iniziare, partire da qui ci ha dato la spinta per mettere tutti noi stessi in questo progetto.

Accoglienza Migranti, Diaconia Valdese.it

Entrare a contatto con queste persone è stato estremamente significativo perché finalmente abbiamo conosciuto dei migranti di persona e capito che la loro realtà è ben diversa da come è rappresentata dai media. Speriamo davvero di poter conoscere i beneficiari e le beneficiarie sempre di più, al fine di poter creare insieme anche delle attività formative che favoriscano il reciproco riconoscimento e una migliore inclusione sul territorio.

Naomi, Lorenzo e Benedetta

A servizio degli anziani

Ciao a tutti! Noi siamo Sara, Doha e Simone, una piccola parte della nuova generazione di volontari del Servizio Civile e in particolare collaboriamo nel progetto “Apriti cuore” in Val Pellice. Il nostro progetto verte sull’assistenza agli anziani, sia fisica nel supporto agli spostamenti o in piccole azioni quotidiane, sia psicologica facendo loro compagnia e ascoltando le loro storie.

Siamo stati piacevolmente colpiti da tutte le attività e le animazioni che le nostre sedi offrono; ad esempio il laboratorio di parrucchiere che ricrea una situazione di vita quotidiana alla quale non sono più abituati e li fa sentire più partecipi e inoltre è un ottimo modo di coinvolgerli e passare tempo in compagnia.

Anche le passeggiate nel giardino sono un ottimo modo di socializzare e spesso anche con i nostri amici a quattro zampe che possono muoversi liberamente e interagire con gli ospiti che ne sono ben lieti.

Berta

Di attività ce ne sono numerose altre come ad esempio la ginnastica, le parole crociate, la cura dell’orto e le uscite esterne come andare al mercato… Siamo solo all’inizio ma questo grande impegno ci entusiasma e siamo pronti a metterci in gioco!

il mio servizio civile

Ciao, mi chiamo Alessio Machì, sono un volontario del serviziocivie da circa un mese.

Presto servizio al centrodiaconale la noce presso il Polo Martin Luther King, che svolge l’attività di dare ospitalità a persone senza fissa dimora che ad un certo puto della vita si sono trovate a non avere più niente causa di vizi o dipendenze o altre situazioni, sono stati portati ad essere allontanati dai propri familiari non tutti di loro fortunatamente anno dovuto vivere necessariamente situazioni troppo disagiate per trovarsi al polo. però ognuno di loro è diverso e per ognuno di loro ci vuole una chiave diversa nel istaurare un rapporto che li porterà al raggiungimento dei propri obbiettivi a livello di crescita personale e di reinserimento nella società gli ospiti lasceranno il polo solo al completamento degli stessi durante la loro permanenza al polo viene chiesto loro di osservare delle semplici regole di convivenza civile e di collaborazione tra di essi. in cambio gli verrà fornito tutto quello di cui hanno bisogno.

penso che questa esperienza al polo Martin Luther King per quanto sia da poco iniziata possa essere spunto di crescita personale

Un inizio inaspettato

Mi presento, mi chiamo Luca e da poche settimane, un mesetto circa, è iniziato il mio percorso come volontario di servizio civile universale della Diaconia Valdese presso il centro Diaconale “La Noce” a Palermo. Nello specifico all’housing sociale. Non a caso parlo di percorso perché, da quando ho preso servizio, ho già mosso i primi passi lungo questo cammino e qualcosa, nella mia percezione soprattutto verso gli ospiti stessi, è già cambiata. Ma cominciamo dall’inizio.

L’housing, così come viene chiamato, è uno spazio di coabitazione riservato a soggetti vulnerabili e in stato di momentaneo disagio abitativo al fine di favorire l’acquisizione di autonomia. Offre cioè una sistemazione temporanea condivisa, le cui tempistiche sono variabili a seconda delle circostanze, a tutte quelle persone che, come detto, hanno una momentanea difficoltà legata all’abitazione.

I primi giorni sono stati molto diversi da come mi aspettavo sarebbero stati. Il primo giorno ho iniziato a lavorare in medias res affiancando le operatrici in un colloquio in inglese. Come si suol dire una partenza col botto del tutto inaspettata. In housing sono presenti infatti persone che provengono da varie parti del mondo, portando con sé trascorsi, usanze, tradizioni, abitudini e lingue diverse. Naturalmente il tutto circoscritto, almeno in queste settimane iniziali, all’ambito domestico. All’interno dell’housing sia le operatrici che io contribuiamo al benessere comune, dando una mano con le pulizie e la sistemazioni degli spazi. Proprio come in una grande casa tutti contribuiscono. Non nascondo che l’aver appurato che la ragione per cui le operatrici contribuiscono derivi anche dal fatto che non tutti fanno la loro parte, mi ha contrariato. Questo perché a mio modo di vedere il sostituirsi, a chi avrebbe dovuto fare, non contribuiva a raggiungere quell’obiettivo di autonomia e indipendenza che si prefigge il servizio per i ragazzi.

Ciò mi ha fatto riflettere e ho avuto modo di confrontarmi con la mia Operatrice Locale di Progetto (OLP) che, nonostante le mie resistenze interiori, mi ha aiutato a comprendere ciò che sottende a tale modo di agire e mi sta aiutando in un percorso di maturazione. So che non sarà facile, ma, mi auspico di riuscire a cambiare punto di vista, là dove necessario, e non avere uno sguardo giudicante sulla base delle mie abitudini ed esperienze. Generalmente riuscire ad aprirsi agli altri e cambiare richiede tempo, ma sono qui anche per questo e con la voglia di farlo.

Al mercato di Porta Palazzo: inclusività ed accoglienza

Ciao a tutt*, mi chiamo Ludmila e sono una studentessa di 26 anni presso l’Università di Torino. Da un mese circa ho iniziato il mio percorso di civilista presso l’Ufficio Corridoi Umanitari di Torino.

Merca di Porta Palazzo https://atlas.landscapefor.eu/category/luoghi-urbani/poi/6448-mercato-di-porta-palazzo-piazza-repubblica/5455-mercato-dellorologio-illuminato/

Il progetto Al mercato di Porta Palazzo – richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale ed umanitaria – minori non accompagnati – si occupa principalmente dell’inclusione della popolazione rifugiata, richiedente asilo e migrante in termini di qualità e tutela della vita, attraverso il migliore accesso ad abitazioni sicure e a opportunità professionali qualificanti, nonché garantendo processi di sostegno educativo e spazi interculturali generativi di incontri inediti e stimoli sociali per i minori stranieri e per le seconde generazioni nel territorio della Città Metropolitana di Torino e nello specifico nel quartiere “Barriera di Milano”.

(tratto da Obiettivo del Progetto “Al mercato di Porta Palazzo”)

Prima di parlarvi di quali sono le attività e mansioni che ho svolto fino ad ora, vi voglio brevemente raccontarvi perché ho scelto di candidarmi per il servizio civile e, soprattutto, perché per questo progetto in particolare. Essendo ancora una studentessa universitaria ho pensato che, piuttosto di trovarmi un lavoretto come cameriera o baby-sitter, volevo provare a fare esperienza nel mio campo di studi (il mio percorso di studi è nella cooperazione internazionale) e capire come funzionano le dinamiche nel mondo dell’accoglienza migranti e non solo. Io sono nata e cresciuta in Moldavia e faccio parte di quella categoria di bambini chiamati ‘orfani bianchi‘, bambini con genitori ma cresciuti senza di loro perché a causa di motivi economici sono stati costretti a lasciare il paese per trovare un lavoro e garantire un futuro migliore per i propri figli (fenomeno molto diffuso in tanti paesi del mondo). Io sono stata fortunata nella mia esperienza perché dopo 5 anni e mezzo mia mamma è riuscita a fare il ricongiungimento familiare e portarmi qui in Italia. Sin da subito sono stata consapevole dell’aiuto che ha ricevuto per potermi portare qui, e da lì ho sempre avuto come obiettivo quello di aiutare le persone, soprattutto migranti, che si ritrovano in situazioni molto difficili e hanno bisogno d’aiuto per potersi integrare all’interno della società e comunità che gli circonda. Il mio percorso di arrivo e integrazione è stato abbastanza semplice ma ho assistito a molti episodi di discriminazione ed esclusione nei confronti di migranti che sono di religione ed etnia diverse da quelle europee. Penso che sia fondamentale, nella realtà in cui viviamo, essere un ponte mediatore tra le persone di diverse religioni, lingue e culture e contribuire a rendere la convivenza tra di loro più armoniosa. Questo è principalmente il motivo per cui, tra i vari progetti proposti, ho deciso di candidarmi per questo che si occupa di accoglienza migranti.

Mediatore come pontehttps://it.linkedin.com/pulse/il-mediatore-come-ponte-per-la-risoluzione-del-parte-i-sergio-fontana

Per quanto riguarda la mia esperienza in questo prime settimane da civilista, ho soprattutto ricevuto formazione e preso parte ad alcune attività per osservare e capire come funziona il lavoro. Nell’Ufficio Corridoi Umanitari di Torino ci sono diverse equipe che si occupano rispettivamente di corridoi umanitari, CAS/CAI (centri di accoglienza straordinaria) Afghanistan e Ucraina e housing. I diversi operatori delle equipe si occupano, e non esagero, letteralmente di tutto. Si passa della parte burocratica dell’accoglienza e integrazione all’affiancamento nella ricerca lavoro, forniscono un alloggio o aiutano a trovarne uno, individuano dei corsi di italiano L2 per stranieri. Sin da subito ho affiancato degli operatori nella stesura dei cv di alcuni beneficiari, giro alloggi e a breve affiancherò delle beneficiarie nella ricerca lavoro.

Questo è un assaggio dell’inizio del mio percorso da civilista!

A presto, Ludmila 🙂

SCU all’Uliveto

Ciao a tutti! Sono Martina, ho 19 anni e vivo a Torre Pellice. Da poco meno di un mese ho iniziato il mio anno di servizio civile universale all’Uliveto a Luserna San Giovanni. E’ una struttura educativo-assistenziale che attualmente accoglie poco più di 20 ospiti con disabilità fisiche e psichiche gravi e gravissime.

Appena ho messo piede all’interno della struttura ho sentito subito un clima accogliente, anche se totalmente diverso dalle esperienze che fino ad adesso ho fatto.

Sicuramente sono diventata più consapevole dell’immensa fortuna che abbiamo noi tutti i giorni e ho cercato di valorizzare sin da subito le capacità degli ospiti.

Devo veramente ringraziare le OSS e le/gli educatrici/educatori che in queste settimane hanno avuto pazienza a seguirmi e che hanno dato la loro disponibilità per insegnarmi nuove nozioni. Probabilmente non è stato facile rendersi disponibile per una persona totalmente estranea a quel mondo, ma devo dire che mi hanno aiutata veramente tanto e ce l’hanno messa tutta.

Operare con questo tipo di persone non è semplice, molte cose ti possono fare un certo effetto, questo è soggettivo, ma andando avanti ci fai l’abitudine. Penso di avere un bel rapporto con loro, ridiamo, giochiamo a carte, mettiamo a posto l’abbigliamento pulito, andiamo a dare da mangiare ad un gatto e prepariamo i tavoli insieme.

Cerco di farli sentire a loro agio il più possibile, anche se per loro è difficile il fatto che un persona totalmente estranea ai soliti operatori possa entrare nella loro vita. Alcuni si sono resi disponibili a conoscermi da subito, altri un pò meno… ma abbiamo un lungo anno davanti e a piccoli passi riuscirò a guadagnarmi la loro fiducia, cosa per me importante!!

Grazie per aver letto!!

20/07/2022